Steve Jobs con l’iPhone ha trasformato non solo un’industria, ma anche la vita di tutti i giorni di milioni di persone. Lo smartphone entrato nelle nostre menti, è diventato parte di noi, ce lo portiamo dietro ovunque andiamo. È il modo per comunicare, per trovare informazioni, per intrattenerci, studiare ed esprimerci. Steve Jobs e l’iPhone hanno iniziato una trasformazione culturale e, con essa, hanno reso il successo di Apple ancora più grande.
Ma come ha fatto? Che cos’ha l’iPhone di tanto speciale? È solo lo schermo, sono le app, è la qualità del prodotto? Che cosa c’è sotto uno dei prodotti più rivoluzionare degli ultimi anni?
Qual era la grande capacità di Steve Jobs che gli ha permesso di capire ciò i dirigenti di altre aziende non avevano immaginato?
Il touchscreen e tutte le funzionalità dell’iPhone sono solo la superficie, le conseguenze di un modo diverso di pensare e di concepire il prodotto.
Cosa Steve Jobs ha infuso nell’iPhone?
Steve Jobs aveva compreso molti principi sulla tecnologia, sul business e sul comportamento umano e questa comprensione sta alla base di ciò che ha fatto Steve Jobs con l’iphone.
Ma un elemento fondamentale che ha reso Apple ciò che è, e le ha dato il vantaggio competitivo che mantiene ancora oggi, è una profonda comprensione di ciò che le scienze rappresentano e ciò che le gli studi umanistici rappresentano.
Il lato scientifico della conoscenza e quello umano vengono di solito visti come opposti, come se fossero in competizione e ciascuno dovesse prendere le parti dell’uno o dell’altro. Ciò che Steve Jobs comprese bene fu quanto invece i due punti di vista fossero complementari.

Steve Jobs nelle presentazioni diceva spesso che Apple si poneva nell’intersezione tra la scienza e l’umano e come entrambe andavano abbracciate e messe insieme per creare prodotti innovativi e rivoluzionari. Steve Jobs con l’iPhone ha dimostrato nella pratica cosa voleva dire.
Il successo dell’iPhone è nell’apertura mentale di Steve Jobs
Il successo dell’iPhone si basa sulla comprensione di un concetto contro intuitivo. Di solito, nel mondo tecnologico la scienza e l’ingegneria vengono innalzate al di sopra delle considerazioni più umanistiche, che sembrano estranee, come se poco avessero a che fare con il metodo scientifico, con i numeri e con la matematica.
Ma nella mente di Steve Jobs questi due principi non erano opposti, erano complementari. Da qui sono nati prodotti come l’iPhone o l’iPad.
Spesso le persone si limitano da sole fermandosi a ciò che già conoscono, sottintendendo che ciò che credono sia vero senza porsi la domanda: cos’è questa cosa nella sua essenza? Cosa, davvero, desiderano le persone?
Trovando quella verità fondamentale che agli altri sfuggiva, presi com’erano dall’inseguirsi l’un l’altro, Steve Jobs con l’iPhone e con altri prodotti ha puntato sulla direzione contro intuitiva ma più vera.
Steve Jobs presentazione del 2011
Nel marzo 2011, Steve Jobs disse: “è nel DNA di Apple che la tecnologia da sola non sia abbastanza. Che sia la tecnologia sposata alle arti e alle scienze umanistiche che ci portano ai risultati che ci fanno battere il cuore. Da nessuna parte questo è più vero che nei dispositivi post-personal computer. Molta gente si sta buttando nel mercato dei tablet pensando che sia il prossimo personal computer, con l’hardware e il software prodotto da aziende diverse. Parlano di velocità e collegamenti nello stesso modo in cui parlavano dei personal computer. Ma la nostra esperienza fin dal midollo delle ossa ci dice che quello non è l’approccio giusto, che questi sono dispositivi post-personal computer, che devono essere ancora più facili da usare di un pc, ancora più intuitivi. Software e hardware e applicazioni devono intrecciarsi ancora di più. Pensiamo di essere sulla buona strada e di avere la giusta struttura, non solo nel silicio, ma anche nell’organizzazione che serve a produrre questo tipo di prodotti.”

Steve Jobs, iPhone e il fluire delle idee
L’errore che molti commettono è di prendere le parti di un’idea anziché esplorare ogni idea per capire come stanno le cose. Steve Jobs con l’iPhone non ha fatto questo errore, non si è fermato all’amore per la tecnologia pensando che quella bastasse, ma l’ha mescolata all’uso e al significato umano.
Ad esempio, a volte ci sono due idee che appaiono o vengono descritte comunemente come opposte e le persone cercano di conseguenza di innalzare l’una e demonizzare l’altra. Come chi ama la scienza e la tecnologia e pensa che quella sia la soluzione a tutto o come chi pensa che invece la parte umana è ciò che conta e la scienza sia una minaccia. È necessaria una buona dose di umiltà per osservare punti di vista apparentemente opposti e cercare di comprendere entrambi al punto da riuscire a vedere che si toccano, si compenetrano e che è possibile tenerli in mano contemporaneamente.
Come Steve Jobs con l’iPhone, così il principio si può applicare a tutto
Quasi ogni argomento ha più sfaccettature e punti di vista. Ad esempio, un investitore che analizza delle aziende può farlo sotto diversi punti di vista. C’è chi si concentra sui risultati finanziari, sui numeri, sul gettito e i profitti. C’è chi invece fa un’analisi più qualitativa di posizionamento sul mercato, di innovazione tecnologica e di successo del prodotto. Molte persone si specializzano nel fare solo l’una o l’altra cosa, al punto da considerare l’altro lato della medaglia con arroganza e sprezzo.
Quale che sia il l’argomento, diventa una gara a chi ha il metodo migliore. E così si cessa di imparare e di cercare risposte e ci si fossilizza sempre di più su una posizione semplicemente perché l’affermazione di quell’idea è diventata parte del nostro ego, anche se nella realtà non ha né senso, né utilità.

Le persone che riescono a trasformare il modo di vedere qualcosa sono sempre quelle in grado di prendere una prospettiva diversa e conciliare idee in apparenza opposte.
Le necessità umane per Steve Jobs e l’iPhone
Steve Jobs l’iPhone doveva modellare la tecnologia sulle necessità umane.
Questa è la ragione per cui i prodotti della Apple sono molto belli e curati esteticamente. Per questa ragione sono facili da usare. La grande intuizione con l’iPhone di Steve Jobs fu che l’iPhone doveva essere un prodotto ancora più facile da usare del pc. La ragione stava nel fatto che un cellulare è più piccolo e costa meno. Le persone lo compreranno e se lo metteranno in tasca, se lo porteranno sempre dietro. Questo non era un prodotto per informatici, era un prodotto di massa che avrebbe raggiunto ogni tipologia di persone, comprese quelle che non si trovano a loro agio con un computer.
L’iPhone per Steve Jobs doveva essere al servizio di queste persone. Questo atteggiamento però era in contrasto con il modo di vedere nelle altre aziende produttrici di smartphone.
Un modo di vedere le cose fossilizzato su ciò che esiste già
Prima dell’iPhone c’erano molte aziende che cercavano di produrre il perfetto “computer su cellulare”, a partire dal primo PalmPilot. Stavano cioè cercando di trasferire i concetti presenti nell’arena del pc e trasferirli sul cellulare, senza considerare la natura intrinsecamente diversa del prodotto a causa delle diverse dimensioni, del diverso costo e delle modalità di utilizzo.
Il risultato fu che i prodotti delle altre aziende non erano facili da usare. Installare i programmi era complesso, c’era tutto un sistema di gestione dei file che bisognava imparare a usare, c’erano bug e il sistema si bloccava in maniera simile a come accadeva con i pc, con la differenza che le limitazioni di un dispositivo con un’interfaccia piccola rendevano il contendere con questi problemi ancora più difficile.
L’iPhone rispondeva alle esigenze specifiche di quel nuovo tipo di prodotto
Con l’iPhone Steve Jobs comprese che le dimensioni più piccole avrebbero reso le cose più complesse. L’importanza dunque dell’utilizzabilità, del lato “umano” del dispositivo, diventava una preoccupazione ancora più centrale.
Steve Jobs decise per questo di partire da un foglio bianco, di non copiare ciò che esisteva già con i personal computer, ma di ripensare l’intero sistema attorno all’esperienza dell’utente.

Si chiese: quali sono le caratteristiche ideali di un prodotto del genere? Qual è l’esperienza ideale per il cliente? La risposta non poteva essere trovata solo considerando il lato tecnologico del prodotto, ma considerando l’unione della tecnologia con la percezione.
Le conseguenze pratiche del pensiero di Steve Jobs sull’iPhone
- Il touch screen. Invece di avere questo sistema limitante di bottoni e mouse, tutto diventava virtuale e così l’interfaccia poteva spostarsi e modificarsi di volta in volta a seconda delle necessità. Il sistema è elegante e libera spazio per uno schermo più grande. L’esigenza deriva dalla facilità di utilizzo, ma è la tecnologia che rende il touch screen fluido e utilizzabile allo scopo.
- Il sistema delle applicazioni. Invece di avere programmi da installare e gestire con un complicato sistema di archiviazione, le app dell’iPhone potevano essere aperte con in tocco e tutto il resto era automatizzato. Scaricare ed eliminare un’app è banale e tutto il resto funziona da sé. Adesso sembra ovvio, ma quando l’iPhone uscì le applicazioni furono uno scoglio tecnico difficile da superare per gli sviluppatori.
- Il sistema operativo. Serviva un sistema operativo in grado di produrre risultati paragonabili alla funzionalità di un personal computer che funzionasse all’interno di un dispositivo che stava nel palmo di una mano. Apple riuscì in quest’impresa grazie alla grande esperienza che già aveva nel campo.
- Il design. Steve Jobs pensò l’iPhone da subito come un oggetto semplice ed elegante anche nella forma.
Steve Jobs, l’iPhone e i valori dietro un’idea
Tutte queste innovazioni sorgono da valori ben precisi, dalla volontà di fare il meglio per chi utilizzerà il prodotto e dalla capacità di vedere oltre le barriere dei luoghi comuni e dell’abitudine di pensiero.
Questa è la ragione fondamentale per cui Steve Jobs e l’iPhone riuscirono a fare ciò che altre aziende con altri prodotti non poterono. Non fu semplicemente una capacità tecnica, anche se quella era necessaria, fu in principio capire cosa era davvero uno smartphone.
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