La dipendenza da cellulare ha radici nel modo in cui la nostra mente funziona.
Appena sveglio guardi le notifiche sullo smartphone? Se dimentichi il cellulare a casa ti senti incompleto? A ogni occasione torni con gli occhi sullo schermo e cercare quel piacere di trovare un nuovo messaggio, una notifica, una nuova pagina da scollare? A volte le persone ti parlano, ma tu stai guardando Facebook? È la dipendenza da cellulare.
Molti di noi finiscono per avere, spesso senza accorgersene, una qualità della vita più bassa a causa di una tecnologia che invece ha il potenziale per rendercela migliore.
Ma perché?
Quali sono esattamente i meccanismi della mente che smartphone e applicazioni influenzano?
La questione è più profonda della semplice dipendenza: gli smartphone cambiano il modo in cui funziona la nostra mente.
Essere consapevole di questi meccanismi ti permette di proteggerti dalle trappole di quel super computer che porti in tasca.
È più facile ingannare le persone che convincerle che sono state ingannate
Dipendenza da smartphone: hai una slot machine in tasca
Quando un’azienda produce un’applicazione, che cosa vuole? Che tu la usi. Dunque tenderà a ottimizzare tutte le caratteristiche che ti portano a rimanere “agganciato” all’applicazione e a ritornarci il più frequentemente possibile. Per questo sono proprio le applicazioni di maggior successo a creare dipendenza da cellulare.

Il funzionamento delle applicazioni dello smartphone è identico a quello delle slot machine e, come a Las Vegas, se non fai attenzione ti ruberanno qualcosa. Se non il denaro, certamente il tuo tempo.
La maggior parte delle persone controlla il cellulare 150 volte al giorno. Prova a contare quante volte al giorno lo controlli. Scommetto che sono di più di quanto credi. Prova a non controllarlo per 6 ore di fila. Quanto è difficile?
Le 150 volte che controlli lo smartphone non sono certo 150 scelte consapevoli.
Se guardi lo smartphone in maniera impulsiva, inutile e inconsapevole è perché lo smartphone possiede lo stesso ingrediente fondamentale delle slot machine: la ricompensa variabile e intermittente.
La ricompensa variabile e intermittente: l’iniezione di dopamina che hai in tasca
Se vuoi creare il più dipendenza possibile con un’applicazione sul cellulare devi spingere l’utilizzatore a compiere un’azione che porta a una ricompensa variabile.
Tiri la leva e immediatamente ottieni il premio, oppure no.
Quanto maggiore è la variabilità del premio tanto maggiore sarà la dipendenza creata. Funziona.

Le slot machine sono un problema sociale. Ci sono persone che si rovinano. Per ore e ore restano inchiodate davanti a una leva tenendo un mucchietto di monetine sempre più scarno tra le mani. Negli Stati Uniti, il giro di denaro delle slot machine è maggiore di baseball, cinema e parchi divertimento messi insieme. (Vedi “Architetture dell’azzardo” di Natasha Dow Schüll)
Il problema è che hai una slot machine in tasca: tiri la leva della tua slot machine quando controlli se hai notifiche, o no. Quando controlli se hai nuove email, o no. Giochi con la tua slot machine quando scrolli per vedere quale fotografia apparirà e quando controlli se qualcuno ti ha risposto, o no.
Creare dipendenza da smartphone viene fatto apposta?
Non sempre l’effetto “slot machine” è volontariamente ricercato.
Ad esempio, gli account email spesso portano le persone a controllare la loro email più e più volte al giorno senza apparente ragione proprio a causa dell’effetto dipendenza che creano, ma Google o Apple non hanno creato l’effetto di proposito. La dipendenza verso un’applicazione a volte emerge per caso dal design scelto.
Un modo per ovviare al problema potrebbe essere determinare un orario specifico in cui un utente ricevere notifiche da una determinata applicazione. Ad esempio, l’applicazione di Gmail potrebbe avvisarti che hai nuove email solamente tra le cinque e le sei del pomeriggio.
Anche tu puoi diminuire questo effetto disattivando tutti gli avvisi sonori e prendendo la decisione consapevole, adesso che sei al corrente di questo effetto “slot machine”, di controllare le notifiche e i messaggi solo in momenti predeterminati.
L’effetto “slot machine” è quello che crea maggiore dipendenza da cellulare, ma i nostri smartphone si appropriano delle nostre menti anche in altri modi.
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#1 Paura di perdersi qualcosa d’importante
Se un’applicazione riesce a convincerti di essere la fonte di informazioni importanti (novità, messaggi, possibili amicizie e opportunità), sarà difficile per te decidere di spegnerla o rimuoverla, perché avrai paura di perderti qualcosa di importante.
Ma vivere con la costante paura di perdere qualcosa non è un buon modo di vivere. Prima di tutto perché ci sarà sempre qualcosa da perdere.
Se guardiamo 100 post su Facebook, ci perderemo dal centunesimo in su. Se non guardiamo la trecentesima faccia su Tinder magari ci perderemo l’amore della vita. E allora? Non hai il tempo per non perderti tutto, e nel tentativo potresti perdere la cosa più importate: il tuo tempo.
Una volta capito questo concetto, sarà più facile cancellare abbonamenti, staccarsi e spegnere applicazioni che non rappresentano il miglior uso del tuo tempo e la dipendenza dal tuo cellulare diminuirà.
La domanda non è “cosa potrei perdermi”, ma “qual è il miglior uso del mio tempo?”.
#2 La dipendenza da telefonino è alimentata dall’approvazione sociale
Abbiamo tutti bisogno di sentirci parte di un gruppo, di essere apprezzati e di ricevere approvazione. Ma nelle mani di aziende che vivono vendendoci applicazioni questa necessità è diventata una leva che aumenta la nostra dipendenza dagli smartphone.
La sensazione di approvazione sociale può essere alimentata semplicemente dando suggerimenti agli utenti. Ad esempio, se un tuo amico di tagga su Facebook o su Instagram tu senti di essere maggiore considerato. Ma il tuo amico ha davvero scelto di taggarti? Oppure è stato Facebook a suggerirglielo? Attraverso scelte precise, Facebook controlla quanto spesso le persone sperimentano la sensazione di approvazione sociale.

Chi ha scritto l’algoritmo di Facebook sapeva benissimo che dopo aver modificato la tua foto del profilo ti trovi in un momento di vulnerabilità, in cui senti ancora maggiore bisogno di approvazione. Dunque l’algoritmo ti dà ciò che vuoi classificando il tuo post più in alto nella priorità di visualizzazione: molte persone vedranno il tuo post e ti daranno la loro approvazione con un commento o un like.
La dipendenza da cellulare dei ragazzi è accentuata dalla loro naturale necessità di approvazione sociale.
#3 La dipendenza da telefonino è alimentata anche dalla reciprocità sociale
Se qualcuno ti fa un favore, adesso ti senti in debito. Se qualcuno ti dice “grazie”, tu rispondi “prego”.
Se mi metti un “mi piace” anche io devo metterti un “mi piace”. Se ti seguo su Instagram, anche tu devi seguirmi su Instagram.
Le aziende fruttano questo meccanismo di reciprocità sociale. In certi casi per caso: le applicazioni per le email e le chat sono naturali fabbriche di reciprocità sociale. Ma in altri casi è fatto di proposito.
Il caso più ovvio è LinkedIn, che spinge il numero più alto possibile di persone a sentirsi socialmente obbligato a contraccambiare. Come Facebook, anche LinkedIn sfrutta un’assimmetria nella percezione: quando ricevi un invito da qualcuno pensi che quella persona stia facendo una scelta deliberata mentre, in realtà, ha probabilmente solo reagito a un suggerimento di LinkedIn.
LinkedIn trasforma un impulso inconscio in una responsabilità sociale a cui le persone si sentono in obbligo di rispondere.
La conseguenza è che passerai più tempo online, aumentando la dipendenza da cellulare.
Puoi leggere questo articolo su come funzionano le abitudini: Come eliminare le cattive abitudini che ti rovinano la vita
#4 Il piatto infinito
Un altro modo in cui la tua mente viene influenzata è quella di portarti a consumare anche quando non hai più fame, trasformando un’esperienza finita e autoconclusiva in un flusso che prosegue per sempre, un piatto infinito.
Quando scrolli i post su Facebook che cosa stai facendo? Stai mangiando da un piatto che non finisce mai. Non c’è un fondo al feed. Le applicazioni di questo tipo sono fatte così di proposito per toglierti ogni ragione per andartene e sfruttare l’effetto “slot machine” così che tu rimanga.
È anche la ragione per cui Netflix, YouTube e Facebook hanno una funzione di riproduzione automatica: non devi scegliere di guardare il prossimo video, ti viene dato. Devi invece fare una scelta consapevole di interrompere e andartene.

Questa “scelta automatica” viene effettuata da un algoritmo che sceglie per te in base a ciò che hai visualizzato precedentemente, ma lo scopo è ovviamente farti rimanere il più a lungo possibile sulla piattaforma.
Questa è la scelta più conveniente per la piattaforma, ma è davvero il miglior uso del tuo tempo?
#5 Il sistema aumenta la dipendenza da cellulare interrompendoti continuamente
È molto più probabile che tu risponda a un messaggio se quando arriva ti interrompe immediatamente ed è meno probabile che tu risponda a messaggi che ricevi in maniera asincrona (come le email).
Data la possibilità di scelta, applicazioni di messaggistica e chat (da WhatsApp a SnapChat) preferiscono un sistema che ti interrompe immediatamente quando arriva un messaggio, in modo da aumentare le probabilità di avere i tuoi occhi puntati sulla chat piuttosto che su qualunque altra cosa tu stessi facendo.
L’istantaneità dei messaggi aumenta la sensazione di urgenza e di reciprocità sociale. Per questo Facebook fa sapere a chi ti ha mandato un messaggio se lo hai letto oppure no. Adesso che chi ti ha mandato il messaggio sa che lo hai letto, devi rispondere per forza.
La nostra capacità di mantenere l’attenzione su qualcosa diminuisce perché siamo continuamente interrotti e la nostra dipendenza da telefonino aumenta, perché abbiamo quei messaggi che proprio dobbiamo vedere.
#6 Le tue ragioni sono le loro ragioni
Un altro modo per renderti più dipendente da un’applicazione è quello di prendere le tue ragioni per visitare l’app e renderle inseparabili dalle ragioni economiche dell’azienda che ha creato l’app.
Questo non è un metodo esclusivo delle applicazioni online, è diffuso anche in negozi fisici.
È la ragione per cui, quando entri in un supermercato, ti trovi nel reparto frutta e verdura anziché nel reparto della pasta e dei biscotti.

Un negozio vuole che tu passi quanto più tempo possibile all’interno e che tu veda quanti più prodotti possibili prima di uscire. Se posizionano il prodotto che ti interessa di più all’inizio del percorso, comprerai solo quello e te ne andrai, ma se lo mettono alla fine magari comprerai qualcos’altro prima di arrivarci.
Per questo non puoi mandare un tweet senza prima accedere al feed… e non puoi arrivare alle patatine senza prima passare davanti all’insalata.
#7 La scelta giusta (per l’azienda) è la più facile (per te)
La dipendenza da smartphone dipende anche dalla tendenza delle aziende di renderti la vita facile se resti collegato e difficile se vuoi scollegarti.
“Se non ti piace puoi sempre annullare l’iscrizione”. È vero, ma annullare l’iscrizione non è sempre così immediato, ed è certo meno immediato rispetto a iscriversi.
Come dire, io ti voglio vendere mele e te le ripongo in un cestino davanti a te, ma puoi certamente avere angurie se vuoi: sono là in cima alla scala.
Questi meccanismi fanno leva sulla nostra pigrizia, sulla naturale tendenza umana a prendere la strada di minore resistenza.
Ad esempio, puoi annullare l’iscrizione al New York Times online, ma quando clicchi sul pulsante “annulla iscrizione” l’iscrizione non ti viene annullata. Invece, ti viene mandata una email che ti spiega come chiamare un numero di telefono. E il numero funziona solo entro orari ristretti.
Non è una questione di avere la scelta o no. È una questione di quanta resistenza devi superare per rendere la scelta effettiva.
#8 Diventiamo dipendenti dai cellulari perché non conosciamo il costo del nostro “clic”
Le aziende ti attirano sui loro siti e nelle loro applicazioni un passetto alla volta.
Non ti approcciano chiedendoti soldi. Il primo clic è una piccola richiesta innocua e solo successivamente, e per gradi, si intensifica in una richiesta di denaro o un investimento notevole di tempo. Nel mondo delle vendite si dice “mettere un piede nella porta”.
Quando clicchi su qualcosa, qual è il vero beneficio che ne trarrai? Spesso non siamo bene informati su qual è il rapporto di costo/beneficio quando facciamo una scelta, e riuscire a informarci meglio comporta in sé un costo di tempo e di sforzo.
Quando TripAdvisor ti chiede di scrivere una recensione parte chiedendoti un singolo semplice clic, ma per completare l’intera recensione dovrai investire 15 minuti del tuo tempo. Avresti fatto il primo clic se fin dall’inizio avessi saputo quanto avresti dovuto investire per completare la richiesta?
Anche questo meccanismo contribuisce alla dipendenza da smartphone perché, come tutto il resto, punta a farti restare collegato il più a lungo possibile.
#9 Se controlli il menù, controlli le scelte
Uno dei valori tenuti in più alta considerazione nella nostra società è la libertà di scelta. Ma libertà di scelta implica che il “menù” sia un’accurata rappresentazione delle scelte reali.
Spesso dimentichiamo che quelle che ci appaiono come nostre scelte sono in realtà il risultato della selezione di un menù apposito deciso da altri.
Chi decide il menù fa in modo di vincere e ottenere ciò che vuole, indipendentemente dalla tua scelta. Chiediti:
- Cosa non c’è sul menù?
- Perché mi sono state date queste opzioni e non altre?
- Quali sono le intenzioni di chi ha creato il menù?
- Questo menù mi aiuta nella mia intenzione iniziale o è in realtà una distrazione?
Quando andiamo su Yelp e per scegliere un bar in cui andare, cosa stiamo cercando davvero? Cosa è stato lasciato fuori dal “menù”?

Yelp ci potrebbe mostrare una serie di fotografie di cocktail e portarci a scegliere il bar con i cocktail migliori. Ma era proprio questo ciò che ci interessava davvero? Magari cercavamo un bar per sederci a chiacchierare con gli amici e una panchina accanto a una gelateria sarebbe stata una scelta migliore… ma non era sul menù.
Come liberarsi dalla dipendenza da cellulare
Sprechiamo tempo prezioso. Non siamo produttivi. Trascuriamo le persone che ci stanno intorno. E per cosa?
Per sentirci in ansia quando non controlliamo il nostro smartphone per la duecentesima volta in una giornata?
Per risolvere la dipendenza da cellulare, il primo passo è rendersi conto del problema e capire come ci influenza.
Abbiamo bisogno della tecnologia. È fantastico avere lo scibile umano in tasca, poter comunicare con chiunque sul pianeta istantaneamente e avere un super computer a nostra disposizione al prezzo di 100 euro. Allo stesso tempo, esistono rischi che vanno controllati.
Controlla quanto tempo passi davanti al cellulare. Disattiva le notifiche sonore. Quando studi o lavori, metti il silenzioso. Se noti che cadi nella tentazione di prendere in mano lo smartphone ogni cinque minuti, nascondilo in un’altra stanza.
Non dormire con il cellulare sul comodino e, quando ti svegli, non guardarlo per almeno un’ora. Determina momenti specifici in cui controllare lo smartphone e non sforare.
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